Moody’s certifica: non sarà il 2014 l’anno della ripresa
Le brutte notizie sul Pil arrivate dall’Istat hanno anticipato solo di qualche giorno le stime di crescita negativa per l’Italia elaborate da Moody’s. Secondo l’agenzia di rating, infatti, il Pil 2014 ammonterà a circa -0,1% rispetto all’anno precedente, una revisione al ribasso sulla previsione iniziale che auspicava un aumento di produzione pari allo 0,5%. Adesso, avvertono gli analisti, all’esecutivo toccherà fare i conti con un’opinione pubblica matrigna e con gli effetti a lungo termine della recessione.
Non si tratta ancora di una stroncatura, visto che l’agenzia ha sottolineato nel suo rapporto come “l’effetto benefico del bonus di 80 euro potrebbe comunque arrivare nella seconda parte dell’anno”.
La previsione è stata diffusa solo a distanza di giorni dalla conferenza stampa in cui il presidente della banca centrale Mario Draghi ha ribattuto più e più volte la necessità che riforme strutturali rimettano in moto l’economia. Il premier Matteo Renzi ha rispedito l’invito al mittente dalle pagine del Financial Times, rispondendo piccato che il modello dell’Italia è “la Germania e non la Spagna”.
Il 39enne Primo Ministro italiano ha riferito al quotidiano inglese una serie di successi da imputare al suo giovanissimo Governo (insediatosi solo a Febbraio), ma Moody’s avverte che la strada per le riforme è in salita. “Attualmente –si legge nel rapporto- il Governo punta a contenere il deficit 2014 entro il 2,6% del Pil e il programma di stabilità punta a un deficit dell’1,8% nel 2015. Crediamo che l’Italia non raggiungerà nessuno di questi obiettivi (prevediamo un deficit del 2,7% del Pil per entrambi gli anni, con notevole rischio di dovere ritoccare queste stime all’insù)”. In generale, secondo Moody’s il debito nazionale dovrebbe toccare il 136,4% del Pil nel corso del 2014 per poi diminuire nel 2015.
I dati del secondo trimestre, hanno argomentato gli specialisti dell’agenzia britannica, mostrano un’uniforme debolezza dell’economia. Come detto anche da Draghi, tutti i comparti hanno rallentato dall’inizio dell’anno. La legge finanziaria aveva previsto per l’anno in corso una crescita dello 0,8% e la contrazione dell’economia ora minaccia la forza fiscale del Governo.
La lentezza nella realizzazione del programma riformistico e l’indebolimento della politica fiscale potrebbero, nel lungo periodo, creare attriti con i partner europei, in particolare con la Germania, nuovo punto di riferimento, a quanto pare, della politica economica renziana.
Sono costrette a ridimensionarsi, dunque, le speranze che il 2014 segnali la definitiva inversione di tendenza aumentando il potere d’acquisto degli italiani e dando nuovo vigore alla produzione.
L’area Euro s’indebolisce ulteriormente. Piazza Affari, maglia nera la scorsa settimana, aveva cominciato bene le contrattazioni per poi crollare alla divulgazione del nuovo rating targato Moody’s. Mentre le tensioni europee sembrano rilassarsi (infatti lira turca e rublo hanno avviato un lento recupero, sul sito di IG trovi tutte le principali valute scambiate nel mercato forex), si sono alzate anche voci ottimiste sul futuro della nostra economia.
L’Ocse, organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo europeo, vede l’Italia sulla strada del recupero: per il nostro Paese sarebbe iniziata una fase positiva che conferma anche lo “slancio stabile” dell’intero continente.